6 novembre 2018
di Paul Thomas Anderson (2017)
Titolo italiano: Il filo nascosto
Nazione: U.S.A.
Durata: 2 ore e 10 minuti
Genere: Biopic, Drammatico, Romantico
Interpreti: Daniel Day-Lewis, Vicky Krieps
Sito ufficiale: http://www.focusfeatures.com/phantom-thread/
Trama: Londra, anni Cinquanta. Il rinomato sarto Reynolds Woodcock e sua sorella Cyril sono al centro della moda britannica, realizzando vestiti per la famiglia reale, star del cinema, ereditiere, debuttanti e signore dell’alta società. I suoi abiti, nelle cui pieghe si diverte a nascondere un dettaglio, sono dei pezzi unici, creati su misura per la committente di turno. Le donne entrano ed escono nella vita dello scapolo impenitente Reynolds, dandogli ispirazione e compagnia, fino a quando non incontra la giovane cameriera Alma, che presto diventerà sua amante e musa. La loro relazione stravolgerà la vita di entrambe e produrrà conseguenze inaspettate…
Commenti: Dalla combinazione di due fuoriclasse come il regista Paul Thomas Anderson[1] e il grande attore Daniel Day-Lewis[2], non poteva che risultare un film intenso, delicato e crudele, nonché estremamente curato in tutte le sue componenti, dalle interpretazioni dei protagonisti ai costumi. Con location nello Yorkshire e a Londra in un’elegante casa di Mayfair, il film è un omaggio di Anderson al regista tedesco Max Ophüls[3], ed è stato girato rigorosamente in pellicola, di cui il regista, come Tarantino e Nolan, è uno strenuo protettore. Oltre ad averlo scritto e diretto, Anderson ne ha anche curato la bella fotografia con alcuni suoi collaboratori. “Phantom Thread” è il ritratto di un artista e del suo percorso creativo, nel tratteggiare il quale il regista si è ispirato alla biografia dello stilista Cristóbal Balenciaga “The Master of Us All: Balenciaga, His Workrooms, His World”[4]. Il film segnerebbe (il condizionale è d’obbligo) l’addio alle scene del grande Day-Lewis, che era già stato diretto da Anderson nel potente “There Will Be Blood”. Come nelle tre interpretazioni premiate con un Oscar per “My Left Foot: The Story of Christy Brown)”, “There Will Be Blood” e “Lincoln”, l’attore si trasfigura nel suo personaggio e le sue tante manie, la sua fragilità, la sua delicatezza che si trasforma in crudeltà in alcuni momenti, così come la sua genialità e la sua costante caccia di ispirazione, si imprimono nella nostra memoria per sempre. Ottima anche la prova attoriale della lussemburghese coprotagonista Vicky Krieps, sebbene si trovi a dover reggere il confronto con la Cyril interpretata dalla strepitosa Lesley Manville. All’osservazione di un giornalista di come tutti i personaggi dei suoi film, compreso Woodcock, siano ossessionati da qualcosa, il regista risponde: “«È vero. Suppongo sia un’estensione di ciò che sono, è senz’altro un tratto autobiografico collegato al mio rapporto con la scrittura e la regia. Per quanto, sebbene avere un’ossessione, e i conseguenti comportamenti, venga considerata una cosa negativa nella maggior parte dei casi, sono altrettanto convinto che in alcuni frangenti sia un fattore molto sano. Mi piace pensare che le mie siano di questo tipo, come per i personaggi dei miei film. L’ossessione li spinge a compiere le azioni che portano avanti le storie che racconto»[5]. Salta agli occhi dello spettatore che il cinema di Anderson è dominato dal potere e dall’amore, spesso in contrasto tra loro; in “Phantom Thread”, dice il regista, «(…) c’è un profondo equilibrio tra questi due elementi, come non accadeva in altri miei film. “There Will Be Blood” è una storia dominata dalla brama di potere, mentre “Punch-Drunk Love”[6] è l’esatto contrario, e in “The Master”[7] i due elementi si annullano a vicenda. È vero, sono le due forze che maggiormente mi affascinano, perché sono quelle che spingono gli esseri umani in quasi tutte le loro azioni. Ed è così che nascono le storie»[8].
Curiosità: “Phantom Thread” ha vinto un meritatissimo premio Oscar nell’edizione del 2018 per i migliori costumi (Mark Bridges) ed è stato candidato ad altri cinque premi: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista (Daniel Day-Lewis), miglior attrice non protagonista (Lesley Manville, per l’interpretazione di Cyril) e migliore colonna sonora (Jonny Greenwood). Il film ha avuto numerosi altri riconoscimenti tra cui due candidature ai Golden Globes per il miglior attore in un film drammatico e la migliore colonna sonora originale.
Recensione a cura di Fabrizia Venuta.