Gone girl

10 novembre 2015 – Gone girl

di David Fincher (2014)

Titolo italiano film: L’amore bugiardo – Gone Girl
Nazione: U.S.A.
Durata: 2 ore e 29 minuti
Genere: Drammatico, Thriller
Interpreti: Ben Affleck, Rosamund Pike
Trama: Nick e Amy, belli, colti e ammirati, sono una coppia (in)felicemente sposata. Entrambi hanno perso il lavoro durante la crisi e hanno deciso di trasferirsi da New York alla città natale di Nick in Missouri, dove lei diventa una casalinga annoiata e paranoica e lui un marito pigro, distante, disinteressato e infedele proprietario di un bar. La coppia scoppia il giorno del loro quinto anniversario. Amy scompare senza lasciare tracce, se non il suo sangue versato e ripulito in cucina, un tavolo rovesciato in salotto e un diario. La sua sparizione riceve forte attenzione dalla stampa, avendo avuto in precedenza Nick notorietà come scrittore ed essendo Amy la musa ispiratrice di una popolare serie di libri per bambini, creata dai suoi genitori. Nick, avvolto in una nebbia di comportamenti ambigui, diventa il principale indiziato, mentre la ricerca di Amy segue il suo corso in una crescente frenesia mediatica, davanti agli occhi di un mondo assetato di rivelazioni. Ma cos’è successo davvero?
Commenti: Per chi non lo abbia focalizzato o non lo conosca, David Fincher, classe 1962, è il regista di film del calibro di Alien 3 (1992), Seven (1995), Fight Club (1999), Il curioso caso di Benjamin Button (The Curious Case of Benjamin Button, 2008, visto in una delle nostre rassegne), The Social Network (2010), Millennium – Uomini che odiano le donne (The Girl with the Dragon Tattoo) (2011). In questo film tratto dall’omonimo romanzo best seller del 2012 di Gillian Flynn, che cura anche la sceneggiatura del film, è un viaggio convulso attraverso la moderna cultura dei media e lungo le profonde, oscure linee di frattura di un matrimonio, con tutte le sue false promesse e gli inevitabili inganni. Film bipartito, caratterizzato da un umorismo cupo, nella prima parte “Gone Girl” sembra una corsa contro l’evidenza per scoprire le ragioni della sparizione di Amy e per dimostrare la colpevolezza di Nick. Ma poi, nell’ora e mezza che costituisce la seconda parte, il regista ridistribuisce le carte e ci presenta un film che alterna i punti di vista e rivela, dietro una messinscena para-hitchcockiana, il grado zero di una coppia e di un matrimonio dominato da paura, sospetto, tradimento, rimorso e bisogno di rivalsa. Come la protagonista di Kim Novak anche Amy vive due volte e la spirale, anche qui, bionda dei suoi capelli del prologo, diventa la chiave del film. I due protagonisti fingono superbamente di non vedere che il loro piacere narcisistico è compreso nello sguardo degli altri, nello sguardo di chi li osserva. Ma alla maniera dei film di Fincher, Gone Girl interrompe la narcosi interiore dei suoi protagonisti, facendo saltare lo schema logico e le previsioni facili, diventando gioco interattivo, dove il presunto assassino diventa vittima e la vittima si fa carnefice, dove c’è solo il male, di vivere e di guardare. Alla domanda posta da un giornalista di Ciak che sottolineava come sia la seconda volta che lui parli d’amore in un suo film, dopo Benjamin Button , Fincher rispose: «Quello non parlava d’amore, ma di morte. Era un film dedicato a mio padre. Ma, secondo me, neanche questo parla d’amore, bensì di narcisismo, su come noi ci mostriamo per attrarre qualcuno che pensiamo valga la pena. Come costruiamo il nostro personaggio (…) e lo difendiamo contro le evidenze. Il sottotema è il vampirismo dei sentimenti ». Riguardo Ben Afflect, il regista sottolinea come, anche se non avesse pensato subito a lui come protagonista, la scelta sia stata perfetta oltre che per la sua bravura per il fatto che abbia provato sulla propria pelle cosa voglia dire essere bersaglio dei media, proprio come accade a Nick. Superba l’interpretazione di Rosamund Pike che, abbagliante e (im)perturbabile interpreta in maniera fisicamente e interpretativamente perfetta una donna pronta a ottenere i propri scopi con ogni mezzo, compreso quello di invischiare la preda in una tela di ragno camuffata da felicità coniugale. L’intreccio narrativo è semplicemente perfetto, Fincher riesce a combinare ad arte le immagini e il materiale a disposizione incantando il suo pubblico e cambiando continuamente lo sbocco finale. Lo spettatore tiene lo sguardo incollato allo schermo per tutti i 149 minuti del film cercando di scoprire la verità. Quest’ultima è la vera protagonista del lungometraggio in un gioco d’inganni e colpi di scena, rilevati attraverso dei flashback, degni dei migliori thriller.

Prossimo film: 17 novembre 2015, ore 18.00: “Eva” di Kike Maillo (2011).

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Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

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