The Two Faces of January

5 aprile 2016

di Hossein Amini (2013)

Titolo italiano film: I due volti di gennaio

Nazione: Regno Unito, U.S.A., Francia

Durata: 1 ora e 36 minuti

Genere: Thriller

Interpreti: Kirsten Dunst, Oscar Isaac, Viggo Mortensen

Sito ufficiale: http://www.thetwofacesofjanuary.com/uk/

Trama: Grecia 1962. Tra le rovine del Partenone, Chester (Viggo Mortensen), elegante e carismatico consulente d’affari americano e sua moglie Colette (Kirsten Dunst), giovane seducente e inquieta, si imbattono nella guida turistica Rydal (Oscar Isaac), che resta affascinato dalla bellezza di Colette e dalla ricchezza e raffinatezza del marito. Ma non tutto è come sembra: l’apparente affabilità di Chester nasconde un labirinto di segreti, sangue e bugie e tra i tre si inizia ad instaurare un ambiguo triangolo. Travolto dalla passione per Colette, Rydal si spinge all’interno di una rischiosa spirale. Dopo la morte di un detective privato assoldato per eliminare la famiglia MacFarland, i tre iniziano una fuga disperata giungendo nei meandri più affascinanti dell’isola di Creta…

Commenti: Per gli amanti di Hitchcock e dei film noir, questo avvincente e sofisticato thriller ambientato negli anni Sessanta tra le bellezze naturalistiche e storiche della Grecia è una pellicola da vedere. Presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino nel 2014, il film è diretto da Hossein Amini ed è tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith del 1964, già portato sul grande schermo nel 1986 dai registi tedeschi Wolfgang Storch e Gabriela Zerhau (“Die zwei Gesichter des Januar”). Patricia Highsmith è la creatrice del personaggio di Mr. Ripley (la cui doppiezza caratterizza anche i protagonisti si The Two Faces of January) ed è una scrittrice che ha avuto moltissima fortuna nella settima arte con più di ventiquattro adattamenti cinematografici, tra cui “Strangers on a Train” di Alfred Hitchcock (1951), “Der Amerikanische Freund” di Wim Wenders (1977), “The Talented Mr. Ripley” di Anthony Minghella (1999) o il recente “Carol” di Todd Haynes (2015). La Highsmith (1921 – 1995), è una scrittrice abile nell’ideare trame insolite e anticonformiste, che ha avuto nell’ambiguità e nella capacità di dipingere in modo affascinante psicologie contorte e amorali i suoi tratti più distintivi. Serve dunque una sensibilità particolare per rendere sullo schermo il suo complesso mondo narrativo e Hossein Amini, esordiente alla regia, ma sceneggiatore dal solido curriculum che comprende il film culto “Drive” (di Nicolas Winding Refn, 2011), affronta l’opera della Highsmith con grande partecipazione, mostrandoci l’accidentalità del delitto e come chi lo commette, possa provare in alcuni casi a porsi al di sopra della morale. Con un’abile applicazione dei meccanismi della suspense, spinge lo spettatore a temere anche per le sorti di chi comunque è colpevole di qualcosa. I due protagonisti maschili rappresentano di fatto diverse gradazioni della figura dell’imbroglione: Rydal è un dilettante allo sbaraglio, mentre Chester, spregiudicato uomo d’affari, è un professionista dell’inganno. Il legame quasi paterno che sembra unire Rydal a Chester rende ancora più complesso il loro rapporto che poco alla volta, come spesso avviene nei romanzi della Highsmith, diventa sempre più centrale nella storia, mettendo in secondo piano il “triangolo”, nel quale la donna è più che altro una posta in gioco. Amini descrive il gioco psicologico con attenzione alle sfumature sviluppando una tensione abbastanza sostenuta. Lo aiuta un ottimo cast, capace di reggere le complessità caratteriali: Viggo Mortensen riesce a essere al tempo stesso minaccioso e debole, Kirsten Dunst, frustrata ma fedele,  magnetica e sensuale svolge ottimamente il delicato ruolo di anello di collegamento tra i due protagonisti maschili, mentre Oscar Isaac deve impiegare un arco recitativo più ridotto ma risulta comunque molto efficace nel rivelare gradualmente una forza e un carattere inaspettati. La datazione rétro e la narrazione ragionata e attenta ai dettagli evocano un cinema d’altri tempi, con il gusto un po’ antico di qualcosa di noto e di un intrattenimento solido, raffinato e intelligente. Il senso opprimente di un destino già segnato richiama le atmosfere del noir, contraddette tuttavia abilmente dalla luminosità dell’ambientazione greca, pittoresca e affascinante. Amini crea delle atmosfere molto “hitchcockiane”, anche nei colori oltre che per l’ambientazione temporale, e giocando tra mitologia e metafora riesce a non deludere mai lo spettatore. Sullo schermo scorrono immagini suggestive, che avvolgono lo spettatore al punto che si può avere la sensazione che la corsa per la fuga non riguardi solo i due protagonisti, ma tutta la sala e ci si ritrova a voler far luce sull’intricata vicenda che riguarda i tre protagonisti.

 

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

Posted in Cineforum in lingua originale 2015-2016, Cinema.