The Man Who Knew Infinity

13 marzo 2018
regia di Matt Brown (2015)

Titolo italiano: L’uomo che vide l’infinito

Nazione: Regno Unito

Durata: 1 ora e 48 minuti

Genere: Biografico, drammatico

Interpreti: Stephen Fry, Jeremy Irons, Toby Jones, Dev Patel

Trama: India Coloniale, 1913. Srinavasa Aiyangar Ramanujan è un venticinquenne, impiegato spedizioniere e genio autodidatta, espulso dal college a causa del suo studio solitario e quasi ossessivo della matematica. Determinato a seguire la sua passione, Srinavasa scrive una lettera a G. H. Hardy, un illustre professore di matematica presso il Trinity College a Cambridge. Il professore riconosce subito l’originalità e la brillantezza del talento del ragazzo e contro lo scetticismo dei suoi colleghi, s’impegna a portarlo a Cambridge. Sotto la guida di Hardy, lottando contro pregiudizi e ostruzionismo, il lavoro di Srinavasa si evolverà in modo tale da rivoluzionare per sempre la matematica e trasformare il modo in cui gli scienziati spiegano il mondo…

Commenti: La guerra, l’amore, la discriminazione, il genio, la malattia, sono alcuni tra i tanti temi oggetto di questa pellicola di Matt Brown tratta dal libro “The Man Who Knew Infinity: A Life of the Genius Ramanujan” (1991) di Robert Kanigel. Il film ha come protagonista l’attore Dev Patel, specializzato in ruoli da “indiano”, come nel bellissimo “Millionaire” di Danny Boyle (2008) e nei deliziosi “The Best Exotic Marigold Hotel” (2012) e “The Second Best Exotic Marigold Hotel” (2015) di John Madden. “The Man Who Knew Infinity” ha un inizio alla Merchant-Ivory e si sofferma sulla vita pre-Cambridge di Ramanujan per spiegare lo spaesamento che lo coglierà al suo arrivo in Inghilterra. Il film ben descrive le difficoltà di integrazione del giovane, lo snobismo degli accademici e la xenofobia di molti compagni di corso, sebbene l’avversione allo straniero non sia unilaterale, come dimostra il fatto che quando il protagonista parte dall’India, la madre si raccomanda di non mangiare il cibo degli inglesi per non esserne contaminato. Dopo John Nash di “A Beautiful Mind” di Ron Howard (2001), Alan Turing di “The Imitation Game” di Morten Tyldum (2014) e Stephen Hawking de “The Theory of Everything” di James Marsh (2014), Matt Brown ci propone un altro biopic con protagonista un matematico geniale. Il regista cerca di dare un quadro il più possibile completo dello scienziato, cercando di avvicinarlo agli spettatori mostrandone, oltre a formule e rivoluzionarie teorie, anche la vita sentimentale e il dramma personale. Ma è soprattutto la straordinarietà del vissuto del protagonista che costituisce il motore del film e che ne fa una storia di sacrificio da cui prendere esempio: l’esempio di un ragazzo che ha anteposto lo studio della matematica alla sua famiglia e alla sua salute. La storia di questo giovane studioso che, nonostante le innumerevoli difficoltà, continua a lottare per realizzare il proprio sogno ha appassionato pubblico e critica. La narrazione filmica è lineare e ricca di dialoghi e in alcuni momenti vengono fornite delle spiegazioni molto semplificate di argomenti matematici al fine di renderli accessibili anche a spettatori privi di dimestichezza con la materia in modo da suscitare un maggiore coinvolgimento.

 

 

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

Posted in Cineforum in lingua originale 2017-2018.