The Book Thief

27 gennaio 2015

The Book Thief di Brian Percival (2014)

Titolo italiano film: Storia di una ladra di libri

Nazione: U.S.A.

Durata: 2 ore e 11 minuti

Genere: Drammatico

Interpreti: Geoffrey Rush, Emily Watson, Sophie Nélisse, Ben Schnetzer

Sito ufficiale film: http://www.thebookthief.com/

Trama: Nel 1938 Liesel, una bambina di circa dieci anni, viene affidata a causa della guerra dalla madre ebrea a una famiglia adottiva. Ma in concomitanza di questo evento e dell’inizio della diffusione dell’antisemitismo all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, un altro evento sconvolgerà la vita della protagonista: la morte del fratello minore. Raggiunta la sua nuova famiglia, gli Hubermann, Liesel è diffidente soprattutto nei confronti della madre adottiva, Rosa, apparentemente burbera e severa, e si chiude in sé stessa. Non riesce neanche a integrarsi a scuola, dove viene derisa per il suo analfabetismo. L’unico che cerca di fare amicizia con Liesel è Rudy, un suo coetaneo e vicino di casa, che diventerà nel tempo il suo miglior amico e finirà anche con l’innamorarsi di lei. Ma le cose nella vita della ragazzina iniziano a migliorare anche perché il padre adottivo, Hans, si rivela essere un uomo buono e allegro, che riuscirà a conquistarne presto l’affetto e la aiuterà a reagire alle avverse condizioni esterne a partire da quello che è il suo punto debole, l’analfabetismo. I rapporti con la madre, invece, non migliorano fino al giorno in cui Max Vandenburg, un giovane ebreo sfuggito ai rastrellamenti tedeschi e figlio di un vecchio amico di famiglia, bussa alla porta della loro casa chiedendo aiuto. Con grande generosità gli Hubermann lo nasconderanno nello scantinato di casa e sarà proprio Max che, colto e sensibile, completerà la formazione di Liesel, invitandola a trovare le parole per rapportarsi e raccontare il mondo e le sue manifestazioni. Perché le parole sono vita, alimentano la coscienza, aprono lo spazio all’immaginazione e rendono anche sopportabile la reclusione, simboleggiata per i tanti rinchiusi nei lager e nelle prigioni dallo scantinato in cui si nasconde Max. Fuori dalla loro casa intanto la guerra incombe e la morte, grazie ad Adolf Hitler, è molto impegnata e sta per assumere una ruolo da protagonista nel film e nella storia europea…

Commenti: Il 27 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata della memoria in ricordo della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, simbolo universale delle tragedia ebraica durante la seconda guerra mondiale, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa. Quest’anno è stato scelto un film che affronta il tema della Shoah da un punto di vista diverso, quello del cittadino tedesco medio, non nazista né oppositore, che si ritrovò ad essere coinvolto e travolto dalla folle e terribile guerra scatenata da Adolf Hitler. Questa è la situazione della famiglia Hubermann, una coppia per bene, che adotta una ragazzina, Liesel e che, anche nel timore di ripercussioni, non può fare a meno di accogliere la richiesta di aiuto del figlio di quello che in tempo di pace era una loro amico, ma che, con l’inizio del conflitto nel 1938, essendo ebreo, è diventato improvvisamente una persona da evitare e denunciare alle autorità. Questo particolare punto di vista rende originale e interessante la rappresentazione filmica e nel contempo ci fornisce un elemento in più per capire il popolo tedesco, spesso demonizzato senza distinzioni in riferimento a quest’epoca storica. Va detto che la posizione simbolica degli Hubermann fa emergere anche la responsabilità dell’atteggiamento passivo di molti cittadini tedeschi di fronte alla violenza e agli orrori dei nazisti. Ma anche da questo punto di vista il film risulta essere assolutamente riuscito e aggiunge un tassello importante al monumento della memoria, necessario a mantenere vivo il monito contro ogni fanatismo. L’io narrante, ossia quella voce fuori campo che ci accompagna durante la visione del film, è la morte, una delle grandi protagoniste, purtroppo, del secondo conflitto mondiale dato il numero enorme delle persone che furono uccise nei campi di concentramento ma anche al fronte e nelle città in seguito ai bombardamenti. La morte introduce e commenta gli eventi anche con tono sarcastico e talvolta con un lieve accenno di pietas nei confronti delle tante vite che è chiamata a interrompere. Il film è un adattamento dell’omonimo romanzo di Markus Zusak che ha venduto otto milioni di copie nel mondo. È un racconto di formazione ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale in un piccolo villaggio della Germania, ispirato all’infanzia dell’autore che descrive una crescita forzata e indotta dalla crudeltà degli uomini. Ma alla violenza della guerra e all’assurdità del mondo degli adulti si contrappone la cultura e in particolare i libri e la letteratura, corsie preferenziali per la conoscenza. Il film è stato sceneggiato da Michael Petroni (“The Chronicles of Narnia: The Voyage of the Dawn Treader”, Le Cronache di Narnia – Il viaggio del veliero, 2010) e diretto da Brian Percival, il pluripremiato regista della serie tv “Downton Abbey”, che decide per una regia classica e decisamente didattica, messa in scena che rende il film accessibile a tutti e lo focalizza sulla dittatura dell’ignoranza in tutte le due manifestazioni. “The book thief” è un film che emoziona affrontando temi come l’amicizia, la forza dell’animo umano, il potere delle parole e la capacità di trovare la bellezza nascosta anche nei luoghi e nei momenti più bui in cui la speranza può risiedere anche nei gesti di una ragazzina come Liesel e in quelli dei suoi genitori adottivi, nella loro voglia di libertà e nel loro amore per il prossimo. La protagonista è interpretata da Sophie Nelisse, che rende il personaggio puro e luminoso e i genitori adottivi da Emily Watson e Geoffrey Rush, a mio parere, uno dei maggiori attori contemporanei, visto di recente nello splendido, anche grazie alla sua interpretazione, “La migliore offerta” (2013) del nostro Giuseppe Tornatore. Un bel film per non dimenticare…

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

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