Tango libre

14 aprile 2015

 Tango libre di Frédéric Fonteyne (2012)

Nazione: Belgio, Francia, Lussemburgo

Durata: 1 ora e 45 minuti

Genere: Drammatico

Interpreti: Zacharie Chasseriaud, François Damiens, Jan Hammenecker, Sergi Lopez, Anne Paulicevich

Trama: Jean-Christophe (Francois Damiens) è una guardia carceraria, un uomo ordinario con una vita tranquilla e la sua unica stravaganza è la lezione di tango una volta a settimana. Una sera balla con una nuova iscritta, Alice (Anne Paulicevich), una raggiante 30enne, madre di un ragazzo di 15 anni. Il giorno seguente JC incontra di nuovo Alice nella sala visite della prigione. Lei era andata a trovate due detenuti, Fernand (Sergi Lopez) e Dominic (Jan Hammenecker), due vecchi amici e complici nel crimine per cui sono in carcere. Uno è il marito di Alice, l’altro il suo amante. JC, l’uomo ordinario, si trova così ad essere spettatore della vita piena di eventi di una donna fuori dal comune, una donna che vive nel rispetto dei suoi desideri e delle sue personali regole di vita, dividendosi tra il figlio ed i suoi uomini. Le regole della prigione vietano di socializzare con i familiari dei detenuti e JC sta per rompere tutte le regole che hanno definito la sua vita fino a quel momento…

Commenti: Vincitore del Premio Speciale della Giuria di Orizzonti alla 69a Mostra del cinema di Venezia del 2012, il film di Fonteyne chiude idealmente una trilogia dedicata alle delicate dinamiche che un rapporto d’amore intreccia e ai diversi punti di vista che offre. Da “Une liaison pornographique” (Una relazione privata) del 1999) a “La femme de Gilles” (“La donna di Gilles” del 2004) fino “Tango Libre” del 2012, Fonteyne aggiunge ogni volta un soggetto in più alla sua indagine: dalla coppia, al triangolo fino a un eterogeneo “quadrato amoroso”. “Une liaison pornographique” divenne un piccolo caso cinematografico per la sincerità e la poesia con cui narrava una storia prima di sesso e poi anche d’amore di un lui e una lei senza nome e senza passato. Tango Libre è un racconto per immagini in cui gli sguardi si moltiplicano, i movimenti diventano passi di danza e la prigione funziona come metafora della difficoltà di uscire dalle proprie rigidità per creare legami duraturi. Fonteyne si concentra sul parlatorio, l’unico posto in cui è possibile un contatto fra il mondo esterno e i detenuti, il luogo dove si sviluppa la relazione fra Alice e i suoi due uomini. Il centro intorno al quale ruotano gli altri personaggi è la donna, mentre il punto di vista scelto da Fonteyne è quello di JC, un “personaggio” a cui sia la società che il cinema dedicano solitamente scarsa attenzione. Regista e attori riescono a rendere credibile il soggetto, scritto insieme all’attrice protagonista, l’intreccio di relazioni che Alice gestisce con una capacità di seduzione che il tango porta all’ennesima potenza. È infatti attraverso la carica erotica che la danza fa breccia nel grigiore dell’esistenza di Jean-Christophe finendo con il fare da ponte tra l’esterno e l’interno delle mura carcerarie. Dal canto suo Fernand, accortosi dell’interesse della guardia, vuole continuare ad essere l’uomo di Alice e quindi chiede a un detenuto argentino di insegnargli i passi. L’iniziale dileggio machista degli altri carcerati finisce con il trasformarsi in una condivisione di passi e di regole che invece che costringere lasciano spazio a una forza dirompente e liberatoria. L’argentino è l’unico vero ballerino di tango, gli altri sono soltanto attori, senza controfigure. Questo perché Fonteyne non vuole dare una dimostrazione tecnica ma forse addirittura mettere in risalto il doppio volto del ballo, che può essere da un lato passionale e tragico, ma anche goffo o addirittura comico. Ma la scelta del tango non è casuale, è un ballo che tende verso una ricerca costante di un equilibrio volto alla liberazione del corpo e della mente. L’uomo e la donna che ballano il tango in un certo senso si affrontano. Mettono letteralmente a nudo la propria personalità e nel contempo si affrontano, passando dalla resistenza e all’abbandono al proprio partner. Il film vorrebbe seguire questo ritmo, girando intorno ai personaggi, come in una “mirada”, ossia lo scambio di sguardi tra la coppia di tangueri, con cui l’uomo invita la donna a ballare e la donna accetta, e poi coinvolgerli nel gioco resistenza-abbandono fino alla liberazione finale.

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

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