Spotlight

25 ottobre 2016: Spotlight
di Tom McCarthy (2015)

Titolo italiano film: Il caso spotlight

Nazione: U.S.A.

Durata: 2 ore e 8 minuti

Genere: Drammatico

Interpreti: Michael Keaton, Rachel McAdams, Mark Ruffalo, Liev Schreiber, Stanley Tucci

Trama: L’équipe di giornalisti investigativi del Boston Globe chiamata Spotlight[1] perché deve far luce sui casi difficili, viene messa in subbuglio nel 2001 dall’arrivo da Miami del nuovo direttore editoriale, Marty Baron (Liev Schreiber), deciso a indagare su un caso di pedofilia. L’accusa è stata rivolta a un prete cattolico, padre John Geoghan, che avrebbe abusato di molti ragazzini della sua parrocchia e l’autorevolissimo cardinale Law, pur se al corrente, avrebbe messo a tacere lo scandalo. Pur consapevoli dei rischi a cui vanno incontro mettendosi contro un’istituzione come la Chiesa Cattolica a Boston, il caporedattore del team Walter “Robby” Robinson (Michael Keaton), i cronisti Mike Rezendes (Mark Ruffalo) e Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll (Brian d’Arcy James) cominciano a indagare sul caso. Trovano alcuni testimoni tra le vittime degli abusi, raccolgono dati e documenti, ma intorno a loro crescono l’omertà e l’ostilità di una Boston che non vorrebbe far emergere la faccenda. A forza di ostinazione, Rezendes convince a collaborare l’avvocato delle parti lese Mitchell Garabedian (Stanley Tucci). Emerge con sempre maggiore evidenza che l’insabbiamento dei casi di abuso è sistematico e che il fenomeno è molto più grave ed esteso di quanto si potesse immaginare. Malgrado tutti gli ostacoli, inclusa la tragedia dell’undici settembre che mette temporaneamente in pausa il caso, nel 2002 il Globe pubblica le sue rivelazioni in un dossier che farà scalpore aprendo la strada ad analoghe rivelazioni in oltre 200 diverse città del mondo.

Commenti: Con alcune analogie a “All the President’s Men” (Tutti gli uomini del presidente) di Alan J. Pakula del 1976, “Spotlight” ci mostra come un’inchiesta giornalistica debba accendere il riflettore sulle zone d’ombra, mettendo insieme tutti gli indizi per dimostrare i fatti. I reporter della redazione di Spotlight bussano alle porte delle vittime, esaminano ponderosi dossier negli archivi e nelle biblioteche e stanno costantemente al telefono per acquisire prove e testimonianze anche all’interno dello stesso giornale. Il caporedattore, infatti, ammetterà che alcuni dati utili ad aprire il caso erano arrivati al giornale già anni prima, ma che nessuno era riuscito a (o aveva voluto) capirne la portata. Il film ha il pregio di astenersi dalla facile retorica del giornalista eroico che fa trionfare la giustizia, ma non per questo è privo di emozioni, di ritmo o di efficacia drammatica. Thomas McCarthy riesce a dargli un ritmo tale da riuscire a far appassionare lo spettatore a una vicenda di cui conosciamo già in partenza la fine, innescandone l’empatia e dandogli la sensazione di partecipare all’indagine. E riesce a farlo attraverso una ricostruzione rigorosa dei fatti e dando risalto al tenace lavoro e al coraggio morale di un gruppetto di reporter, ben consapevoli che rompere la barriera di omertà nella metropoli più cattolica degli Usa poteva comportare una messa al bando sociale e professionale. Alla fine il coraggio è stato premiato in quanto l’inchiesta Spotlight è valsa al quotidiano Boston Globe nel 2003 il premio Pulitzer[2] di pubblico servizio e al film un’infinità di riconoscimenti, tra cui due statuette e quattro candidature agli Oscar di quest’anno. Il film può ben considerarsi un punto di riferimento sul giornalismo investigativo, reso avvincente da un cast di attori eccezionali, primi tra tutti Michael Keaton e Mark Ruffalo che, perfettamente calati nella propria parte, riescono a far rivivere allo spettatore i fatti narrati dal film. Da notare la fotografia, che riproduce colori non sgargianti sia per non deviare lo spettatore dalla narrazione filmica che per rendere l’atmosfera greve dell’argomento trattato.

Riconoscimenti: Il film ha avuto innumerevoli riconoscimenti[3], tra cui quest’anno il premio Oscar come Miglior film e Miglior sceneggiatura originale (a Josh Singer e Tom McCarthy), e la candidatura per la miglior regia (Tom McCarthy), il miglior attore non protagonista (Mark Ruffalo), la miglior attrice non protagonista (Rachel McAdams) e il miglior montaggio a (Tom McArdle).

 

 

 

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

 

 

[1] In inglese “faretto”, “riflettore”.
[2] Premio statunitense, considerato come la più prestigiosa onorificenza nazionale per il giornalismo, successi letterari e composizioni musicali (https://it.wikipedia.org/wiki/Premio_Pulitzer , 24/10/2016).
[3] Per la lista completa: https://it.wikipedia.org/wiki/Il_caso_Spotlight#Riconoscimenti (24/10/2016).
Posted in Cineforum in lingua originale 2016-2017.