La bonne épouse

22 novembre 2022

regia di Martin Provost (2020)

 

Titolo internazionale: How To Be a Good Wife

Titolo italiano: La brava moglie

Regia: Martin Provost

Nazione: Francia

Anno: 2020

Durata: 1 ora e 49 minuti

Genere: commedia

Interpreti: Juliette Binoche, Edouard Baer, François Berléand, Noémie Lvovsky, Yolande Moreau

Trama: 1967: Boersch, paesino dell’Alsazia: Paulette Van Der Beck è la direttrice della scuola di economia domestica che porta il cognome del marito Robert. L’obiettivo dell’istituto è formare madri e mogli esemplari inculcando nelle ragazze i sette pilastri della casalinga modello, fra cui l’obbligo a essere comprensive anteponendo le esigenze della famiglia alle proprie. Per tale ragione Paulette ha sempre ignorato il debole del marito per le belle studentesse, l’alcool e il gioco d’azzardo, che la costringerà ad affrontare una situazione disastrosa che avrà tuttavia dei risvolti inaspettati…

Commenti: L’utilizzo del paradosso per esprimere un concetto può essere uno strumento di comunicazione molto efficace e l’idea del regista, attore e sceneggiatore Martin Provost che una scuola di economia domestica possa essere il mezzo attraverso cui rivendicare l’emancipazione femminile negli anni della contestazione è geniale. Regista dell’interessante “Sage Femme” (“Quello che so di lei”, 2017), Provost ha spesso portato sullo schermo storie di emancipazione femminile, come Séraphine (2008) e Violette (2015). Il film è ambientato all’indomani della primavera francese nel 1968, quando le ragazze venivano ancora cresciute per diventare delle brave mogli e madri, e avevano a malapena il diritto di aprire un conto in banca senza l’autorizzazione dei propri mariti. Con un umorismo semplice e diretto “La Bonne Èpouse”, di cui Provost è anche sceneggiatore con Séverine Werba, raggiunge con un sorriso il suo scopo di denuncia sociale. Interpretato in modo eccellente da tutto il cast che comprende anche otto attrici non professioniste e filmato con grande eleganza da Guillaume Schiffman, il film ci fa riflettere sulla strada compiuta negli ultimi cinquant’anni verso l’emancipazione femminile e su come la libertà individuale sia sempre essenziale per trovare il proprio posto nel mondo. Contribuiscono all’efficacia del messaggio l’eccellente lavoro sulla ricostruzione d’ambiente realizzato dallo scenografo Thierry François, e anche i bei vestiti di Madeline Fontaine. Ottime le interpretazioni dell’attrice feticcio di Provost Yolande Moreau e di Juliette Binoche, di cui è da notare in particolare la gestualità utilizzata per caratterizzare il personaggio della direttrice, abituata a controllare ogni suo movimento secondo un’antica idea di decoro.

Riconoscimenti: Nel 2021 il film ha vinto il premio César per i migliori costumi (a Madeline Fontaine) e ha ottenuto la candidatura per la migliore attrice non protagonista (sia a Noémie Lvovsky che a Yolande Moreau), per il migliore attore non protagonista (a Édouard Baer) e per la migliore scenografia (a Thierry François).

 

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

Posted in Cineforum in lingua originale 2022-2023.