Just mercy

8 febbraio 2022, ore 17.45

di Destin Daniel Cretton (2019)

Titolo italiano: Il diritto di opporsi

Nazione: U.S.A.

Durata: 2 ore e 16 minuti

Genere: drammatico

Interpreti: Jamie Foxx, Michael B. Jordan, Brie Larson

Consigliato per la visione: film consigliato ai maggiori di tredici anni

Trama: Bryan Stevenson è un giovane afroamericano laureato in legge ad Harvard. Potrebbe fare carriera nel Nord degli Stati Uniti e invece sceglie di lavorare, in gran parte pro bono con il sostegno della collega Eva Ansley, per difendere i condannati a morte in Alabama, molti dei quali non hanno beneficiato di un regolare processo: e quasi tutti sono neri come lui. Fra questi c’è Walter McMillian, nel braccio della morte per l’omicidio di una diciottenne bianca: un delitto al quale è completamente estraneo, ma per il quale bisognava trovare subito un colpevole per tranquillizzare la comunità (bianca)…

Commenti: Ennesimo esempio di come il titolo italiano di un film straniero possa stravolgerne il senso (“Just mercy”, ossia “solo misericordia/pietà” diventa “Il diritto di opporsi”…), è la storia vera dell’avvocato Bryan Stevenson, fondatore nel 1989 della Equal Justice Iniziative, che rappresenta uomini e donne, spesso afroamericani, ingiustamente condannati al carcere a vita. Stevenson ha raccontato la sua storia nel libro “Just Mercy: A Story of Justice and Redemption” e Destin Daniel Cretton ha deciso di trasporla su pellicola. Il regista ricostruisce la vicenda di Stevenson sposando interamente il suo punto di vista, sebbene questo renda il racconto meno efficace. “Ma questa (…) storia di ingiustizia a sfondo razziale è il ritratto di un’America che ancora oggi tollera disparità ingiustificabili. La vicenda narrata infatti non accade negli anni Cinquanta ma nei Novanta, eppure incontra (…) resistenze e ostruzionismo dell’epoca precedente alle battaglie per i diritti civili degli afroamericani”[1]. Definito dal critico Fabio Ferzetti «un emozionante esempio di cinema civile americano»[2], il film è anche una ferma condanna alla pena di morte ancora in vigore negli Stati Uniti. Stevenson entra volontariamente in un abisso di scorrettezza e discriminazione razziale perché sa cosa voglia dire nascere nero in America ed essere etichettato sulla base del colore della pelle. In un’intervista a la Repubblica ha raccontato: «sono figlio di persone umiliate dalla segregazione che però pensavano che per me sarebbe stato diverso, che avrei potuto raggiungere qualunque traguardo. La legge è sempre stata uno strumento di miglioramento sociale, per la libertà e la uguaglianza. E anche protezione per coloro che sono socialmente più deboli. Per questo ho sentito, non dico l’obbligo ma una chiamata, la missione della mia vita»[3]. Quella che si racconta nel film è solo una piccola parte della lunga carriera di Stevenson che ha portato e vinto molti casi davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Con la squadra di Equal Justice ha aiutato oltre 130 persone ingiustamente detenute nel braccio della morte.

 

[1] https://www.mymovies.it/film/2019/il-diritto-di-opporsi/ (1 febbraio 2022).

[2] https://espresso.repubblica.it/visioni/2020/02/04/news/il-diritto-di-opporsi-recensione-1.343593/ (1 febbraio 2022).

[3] https://www.repubblica.it/spettacoli/2020/05/17/news/byan_levinson-301030882/ (1 febbraio 2022).

 

Recensione a cura di Fabrizia Venuta

Posted in Cineforum in lingua originale 2021-2022.