Eye in the sky

9 gennaio 2018
regia di Gavin Hood (2015)

Titolo italiano: Il diritto di uccidere

Nazione: Regno Unito

Durata: 1 ora e 42 minuti

Genere: Drammatico, Guerra

Interpreti: Barkhad Abdi, Iain Glen, Helen Mirren, Aaron Paul, Alan Rickman

Sito ufficiale: https://www.bleeckerstreetmedia.com/eyeinthesky

Trama: Il colonnello inglese Katherine Powell (Hellen Mirren), dal Regno Unito dirige a  distanza un’operazione contro una cellula terroristica a Nairobi. Il suo “occhio” sul campo è un drone pilotato in Nevada dal giovane ufficiale Steve Watts, ma al momento di sferrare un attacco, si verificano le condizioni per il verificarsi di un “danno collaterale”. Cosa fare? Chi si assumerà la responsabilità dell’azione?

Commenti: Prodotto da Colin Firth e diretto dal regista, sceneggiatore e attore sudafricano Gavin Hood, premio Oscar 2005 nella categoria “miglior film straniero” per Tsotsi (2005), in “Eye in the Sky” i tre poteri dello stato (militare, giuridico e politico) si trovano di fronte ad una scelta dalle forti implicazioni morali e a dover scegliere il male minore. Hood non fa sconti, esibendo cadaveri tra le macerie con lo scopo di ricostruire con la massima fedeltà una vicenda esemplare sulla guerra. Tra un complicato calcolo di probabilità, questione etica morale, cinismo e scontro al vertice tra militari e politici sulla necessità di colpire l’obiettivo per eliminare una futura minaccia terroristica in patria, Hood ci mostra gli strabilianti ritrovati tecnologici usati in campo militare già da anni.  In particolare, droni capaci di colpire indisturbati a distanza di chilometri, insetti/microcamere capaci di penetrare luoghi inaccessibili per mostrare attività nemiche. Il tutto come se stesse giocando a un videogioco, dando i comandi con un joystick. Ma soprattutto il regista porta lo spettatore a riflettere sulla questione “danni collaterali”, ossia se in alcuni casi ci sia una giustificazione nel coinvolgere fino al sacrificio delle vittime innocenti pur di raggiungere il bersaglio militare. La scelta di una war room inglese, che riporta alla memoria quella nella quale si decise il bombardamento di Dresda del febbraio del 1945, in occasione del quale gli stessi piloti britannici e gli alleati espressero la propria perplessità per una missione che portò alla distruzione della città tedesca e alla morte certa di 22.000 civili (ma si stima che il numero reale sia molto più alto e impossibile da definire con esattezza). Secondo la grande interprete inglese Helen Mirren[1] Eye in the Sky “è un film che fa pensare. Credo tocchi nervi scoperti, ciascuno di noi si sente personalmente coinvolto. È una sorta di dramma legale dove gli spettatori sono la giuria. Ognuno avrà un’opinione, e in questo senso è un film che funziona”. E ancora: “I nostri militari affrontano decisioni difficili, e le devono prendere per di più in una frazione di secondo. Siamo noi che chiediamo loro di farlo. E spesso gli ufficiali in comando vengono criticati duramente, altre volte ricevono medaglie. E a volte è la stessa decisione che procura critiche o medaglie ». Doveroso infine rivolgere un pensiero al compianto Alan Rickman[2], in quanto questa è stata la sua ultima e, come sempre, impeccabile interpretazione. All’attore inglese è dedicato il film, uno dei tanti ottimamente interpretati nella sua sfortunatamente breve carriera, sebbene per i più resterà per sempre l’ambiguo professor Severus Piton della saga di Harry Potter.

[1] Intervista rilasciata a La Repubblica (http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2016/07/01/news/helen_mirren_va_alla_guerra_con_il_diritto_di_uccidere_quello_che_era_fiction_sta_diventando_realta_-143178636/, 13 dicembre 2017).
[2] Londra, 21 febbraio 1946 –14 gennaio 2016.

 

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

Posted in Cineforum in lingua originale 2017-2018.