El médico alemán

28 aprile 2015

El médico alemán di Lucia Puenzo (2013)

Titolo “italiano” film: The German Doctor – Wakolda

Nazione: Francia, Spagna, Argentina, Norvegia

Durata: 1 ora e 33 minuti

Genere: Thriller, Drammatico

Interpreti: Florencia Bado, Abril Braunstein, Alex Brendemühl, Alan Daicz, Juani Martínez, Natalia Oreiro, Ana Pauls, Diego Peretti, Guillermo Pfening, Elena Roger

Trama: Patagonia, 1960. Un medico tedesco incontra una famiglia argentina e la segue nel loro lungo viaggio attraverso il deserto verso Bariloche dove Eva, Enzo e i loro tre figli hanno intenzione di aprire una casa vacanze vicino il lago di Nahuel Huapi. Questa famiglia modello, in cui la madre è in attesa di due gemelli, risveglia la sua ossessione per la purezza e la perfezione. La sua attenzione si focalizza in particolare su una delle figlie, Lilith, una ragazzina di 12 anni molto minuta per la sua età. All’oscuro della sua vera identità, la famiglia accoglie con entusiasmo il medico come primo gradito ospite e gli affitta una stanza nella loro casa. Giorno dopo giorno, tutti vengono sedotti da questo uomo carismatico, dalle sue maniere eleganti, dalle sue conoscenze scientifiche e dalla sua ricchezza, fino al momento in cui scopriranno di vivere con uno dei più grossi criminali della storia.

Commenti: La regista Lucía Puenzo, è figlia d’arte, il padre è quel Luis che vinse l’Oscar al miglior film straniero oltre a numerosi altri premi in tutto il mondo con “La historia oficial” (“La storia ufficiale”) film sul dramma dei cittadini argentini dopo la caduta del regime militare. La regista si è fatta notare tra i giovani cineasti del cinema mondiale negli ultimi anni grazie alla sua poliedricità. Oltre ad aver già girato quattro film, tra cui “XXY” del 2007, vincitore del Premio Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes dello stesso anno, la Puenzo affianca alla sua attività di regista e sceneggiatrice, la passione per la scrittura di racconti e romanzi, uno dei quali è proprio “Wakolda” (“Il dottore tedesco”, 2011), alla base del suo lungometraggio “El Médico Alemán”, che ha partecipato al festival di Cannes 2013 nella sezione un certain regard. La Puenzo amalgama fatti storici e finzione narrativa, e si ispira alla permanenza in Argentina del medico nazista Josef Mengele trasferitosi in Argentina per sfuggire alla caccia ai criminali della seconda guerra mondiale guerra e agli uomini del Mossad, che lo pedinavano da anni senza riuscire a prenderlo, in quanto maestro nell’infiltrarsi nelle piccole comunità dove si nasconde, spesso con il sostegno di espatriati dalla Germania nazista ancora devoti al Führer. La regista riesce ad evitare ogni sensazionalismo nel film e a creare un’atmosfera ipnotica reminescente di quella che sapeva suscitare il vero medico di Auschwitz. La sua è la seduzione del Male, e ci viene mostrato come nessuno ne sia immune. È vero che di film sui nazisti ne sono stati girati tanti, ma la Puenzo è molto brava a non cadere in stereotipizzazioni eccessive e nel non mostrare cose già viste. Grazie alla sua abilità come sceneggiatrice, è riuscita a realizzare un film solido e ambizioso, che tocca temi importanti e delicati. Nel film, in cui spicca l’interpretazione del medico fatta dal bravo Alex Brendemühl, l’importanza data allo sviluppo dell’intreccio non fa trascurare la bellezza delle atmosfere. I silenzi di contemplazione dei bellissimi scenari in cui è ambientato il film, riflettono la solitudine che li caratterizza e rappresentano anche la desolazione e la vuotezza che si leggono negli occhi del medico tedesco. Tra i punti di forza del film ci sono la delicatezza e l’eleganza della messa in scena, ma anche il fatto di essere molto avvincente e diretto. La Puenzo infatti avanza anche una critica sottile al suo popolo che ha accolto gli ex criminali nazisti senza porsi troppe domande, diventando spesso in tal modo complice della loro fuga dalla giustizia. Guardando il film forse saremo indotti a chiederci: ma come ci saremmo comportati trovandoci in quella situazione? A voi la risposta..

Recensione a cura di Fabrizia Venuta.

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